SANUYE*

di icecamp

Un nome deve poggiarsi sul viso di chi lo porta, come fosse un telo bianco che aderisce sulla pelle senza lasciarne piega.
Un’antica leggenda pellerossa racconta che i nomi dei bambini appena nati cambiavano tutte le notti. Si sa che i bambini appena nati passano le notti svegliandosi e piangendo. Così ogni notte i genitori proponevano un nome allo sciamano. E quella notte, puntualmente, il bambino piangeva e si dimenava. E il nome, scritto su un tocco di corteccia d’albero, veniva gettato nel fuoco ricoperto di polveri miste che coloravano le fiamme e il fumo che saliva al cielo, al cospetto degli antichi. Il nome che infine restava per sempre sul corpo del bambino era quello scelto la notte in cui egli non piangeva più e si addormentava sereno.
Il tocco di legno veniva dunque bruciato a secco, senza polveri, e il fuoco risplendeva dei suoi colori naturali. I suoni sussurrati che compongono il nuovo nome salgono così sotto forma di canto nel fumo nero del falò fino al becco dell’uccello del tuono che domina sulla carcassa degli animali del totem, all’interno del cerchio dove il consiglio si raduna alla sera.
Fu il giorno in cui hai pianto al telefono raccontando di te che alzai la testa ed il cielo era colmo di nubi grigiastre che attentavano sul mare, e fu poche ore dopo quando sorridesti che le nuvole di quella giornata uggiosa si erano arrossate lasciando un sole tiepido trasparire e colorarle di rosso, mentre si tuffava dietro la linea dell’orizzonte.

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*Sanuye: in Miwokan, lingua della tribù Miwok della California, significa “nuvola rossa al tramonto”.